Il mondo interiore di ognuno di noi è un luogo affascinante e complesso abitato da pensieri, emozioni, ricordi e sogni. Questo universo interno non è qualcosa di statico ma qualcosa che si trasforma continuamente, influenzato dalle esperienze quotidiane e dalle interazioni con l’ambiente che ci circonda. Una delle espressioni più potenti di questa dimensione interiore è il self-talk, ovvero il dialogo interno che intratteniamo con noi stessi. Potremmo pensare al self talk come la colonna sonora della nostra vita mentale: un flusso costante di parole e frasi che ci accompagna ogni giorno aiutandoci a dare senso a ciò che viviamo. Questo dialogo interno non si limita a riflettere il nostro stato emotivo ma può anche modellarlo influenzando il nostro comportamento e il modo in cui reagiamo agli eventi esterni. In ambito sportivo come può questa abilità – profondamente umana – influenzare la prestazione? Uno degli aspetti più significativi del self-talk, in grado di incidere sulla performance nel lungo termine, è la sua valenza: ovvero se le frasi che rivolgiamo a noi stessi sono di natura positiva o negativa. Pensiamo, ad esempio, a un calciatore che sbaglia un rigore decisivo e si ripete mentalmente: “Sono il peggiore”; un’affermazione del genere, carica di frustrazione e autocritica, può avere effetti dannosi compromettendo la concentrazione, la fiducia e la lucidità nelle azioni successive della partita. Immaginiamo invece la stessa situazione ma con un self-talk di segno opposto: “Dai, posso farcela. Al prossimo tiro andrà meglio”. Questa frase, pur semplice, trasmette incoraggiamento, fiducia e auto-compassione e può aiutare l’atleta a non identificarsi con l’errore ma a proseguire la gara con uno stato mentale più costruttivo. Va detto che il modo in cui ci parliamo dipende da caratteristiche individuali come l’autostima, il senso di autoefficacia e la capacità di resilienza infatti questi aspetti della personalità influenzano la qualità del nostro dialogo interno. Coltivare un self-talk non giudicante, fiducioso e focalizzato sul compito può rappresentare una risorsa preziosa che ci aiuti a rispondere alle difficoltà con maggiore adattamento e determinazione, soprattutto nei momenti critici di una gara e ad evitare il rischio di cadere in pensieri negativi ricorrenti Un altro aspetto affascinante del self-talk è il suo potere evocativo dell’azione: le parole che scegliamo di dirci hanno infatti la capacità di orientare l’esecuzione di un gesto tecnico verso una performance ottimale. In psicologia dello sport, numerose ricerche hanno evidenziato come l’uso consapevole e strutturato del self-talk possa migliorare in modo mirato le prestazioni tecnico-tattiche. In questo caso si parla di strategic self-talk. Si tratta di una forma di auto-dialogo:
- Pianificata in anticipo;
- Basata su parole chiavi preimpostate dette “cue”;
- Personalizzata in base agli obiettivi specifici dell’atleta;
- Ripetuta sistematicamente per rinforzare automatismi;
Ad esempio, durante un gesto tecnico complesso – come il servizio nel tennis o una partenza dai blocchi nell’atletica – l’atleta può utilizzare frasi chiave (i cosiddetti cue) per focalizzare l’attenzione sui dettagli esecutivi. Un tennista che sta perfezionando il proprio servizio potrebbe ripetersi: “Rilassa la spalla, lancia la palla in alto e colpisci in avanti”. Questa sequenza verbale, semplice ma specifica, aiuta a mantenere l’attenzione sul gesto e riduce il rischio di distrazioni o errori dovuti a meccanismi automatici sbagliati. Il self-talk istruttivo, infatti, non serve a stimolare emozioni, quanto a guidare con consapevolezza l’azione, rendendo il movimento più preciso ed efficace. In definitiva, imparare a parlarsi nel modo giusto può trasformare un errore in un’opportunità e un gesto tecnico in un’esecuzione perfetta. Perché, spesso, la differenza tra un momento difficile e una prestazione vincente inizia proprio da una parola detta a sé stessi.
- Orientata a scopi concreti come la motivazione, la gestione dell’ansia, la concentrazione o l’esecuzione tecnica.